Una tappa extra è quella che ha caratterizzato la fine del mese di maggio, con la salita alla cima più alta dell’arco alpino europeo. Tra gli obiettivi della traversata c’era anche la salita alpinistica ad alcune delle più importanti cime dell’arco alpino, già raggiunte anche nella storica traversata di Walter Bonatti. Purtroppo ciò non è sempre stato possibile, a causa soprattutto del meteo e delle condizioni ambientali avverse. Dopo il Monte Coglians (Raid 5), la Cima Grande di Lavaredo (Raid 7) e il Pizzo Scalino (Raid 13) e tante altre cime, ora CrossAlps tocca anche la vetta più alta delle Alpi, il Monte Bianco.
Mentre i traversanti del Raid 21 erano impegnati a seguire la traccia da Courmayeur a Tignes, in una sorta di raid parallelo, Matteo Bergamo e Simone Dotti — già protagonisti in altri raid — hanno deciso di affrontare una delle imprese più significative dell’intera traversata, incarnando pienamente lo spirito di CrossAlps: la salita al Monte Bianco, a piedi, senza l’ausilio di mezzi motorizzati, e soprattutto insieme.
Partiti lunedì 26 maggio da Chamonix, precisamente dal versante francese del Traforo del Monte Bianco, con zaini pesanti tra i 16 e i 18 kg, si sono avviati a piedi coprendo i circa 1000 metri di dislivello prima del bivacco al Plan de l’Aiguille, descritto dai due come “due stanzine austere a picco su Chamonix, senza cucina e bagno, ma solo due tavoli e i letti”. Solo dal giorno seguente è possibile procedere con gli sci, ma il percorso si dimostra fin da subito particolarmente impegnativo: prima lungo un complicato traverso tra i resti di grandi valanghe, poi per la Jonction, una zona impervia che pullula di seracchi e crepacci molto insidiosi, e infine una breve ferrata che li conduce finalmente al Rifugio Les Grands Mulets (3051 m).
Mercoledì 28 maggio, dopo una colazione consumata alle due del mattino, Matteo e Simone risalgono con difficoltà il ghiacciaio alla debole luce delle frontali, scegliendo la Via del Plateau: un itinerario più esposto al crollo dei seracchi, ma anche il più rapido. Dopo cinque ore di marcia, accompagnati da un sole appena accennato, raggiungono la Capanna Vallot. Il cielo si chiude rapidamente, il freddo si intensifica, la nausea dovuta alla quota si fa sentire. La coppia è costretta a fermarsi per recuperare energie e fiato, e valutare il da farsi: rinunciare alla salita e tornare a valle prima dell’arrivo della perturbazione, oppure tentare comunque la vetta, sperando in un miglioramento?
I dubbi sono tanti, ma la voglia di arrivare in cima è una e molto forte: Matteo e Simone si fanno coraggio e, nonostante la nebbia e l’aria gelida, raggiungono la vetta del Monte Bianco, descrivendo così quel momento speciale raggiunto con fatica:
“Tra i peli della barba ghiacciata ci prende la commozione, ci abbracciamo. Alle volte in montagna vedi con il cuore, non c’è bisogno degli occhi“
Ma ora resta il ritorno a valle — o almeno il tentativo. Poco prima di mezzogiorno, la piccola squadra rientra alla Capanna Vallot, ma un problema a un attacco e l’arrivo anticipato della perturbazione li costringono a rinunciare nuovamente alla discesa. Passano così una difficile notte sottozero all’interno del bivacco, insieme ad alcuni alpinisti francesi. La mattina seguente, il vento soffia ancora con forza, ma il ritorno del sole — tanto atteso quanto prezioso — li convince a iniziare la discesa: tracciano ampie curve sulla neve fresca caduta durante la notte. Dopo aver cambiato assetto per l’ultima volta, rientrano infine a piedi a Chamonix.
Le emozioni protagoniste di un’avventura così straordinaria sono state anche al centro di “Raid in scena” uno spettacolo dal vivo che ha movimentato la serata di mercoledì 11 giugno nell’ambito della rassegna CrossAlps/OFF sotto i Portici del Grano di Parma. Matteo Bergamo, dopo aver presentato il suo libro “Jimmy Fango”, ha infatti letto con evidente commozione il suo personale racconto di quest’impresa ricordando una delle frasi di Walter Bonatti che ha motivato lui e il compagno di salita per tutto il tempo:
“Chi più in alto sale, più lontano vede. Chi più lontano vede, più a lungo sogna“
Un’altra cima alpinistica è stata conquistata con la fatica, il sacrificio e la determinazione che caratterizza l’andare in montagna. Matteo e Simone, con la loro tenacia, hanno aggiunto un altro tassello a questo viaggio che unisce le valli alle cime e i pendii alle dolci discese, e che ora può solo che continuare, forte dei grandi obiettivi raggiunti.











